Atlantide è un mondo che non esiste più.
È una mano invisibile che entra nel petto e stringe con forza tutto quello che trova.
È un incendio di fuochi d’artificio caduti troppo in fretta al suolo.
È la favola della falena, che si credeva una fenice e ballava felice vicino alle fiamme.
È la fine di un’Estate, è la fine di un sogno, è la fine di un disco.
Il video di Atlantide (Feat. Levante), nuovo singolo di Daniele Celona, in radio dal 30 settembre, è da oggi in esclusiva su Vevo. In Atlantide, ennesimo lato di un disco bellissimo e complesso, la storia e la voce di Daniele Celona si intrecciano alla perfezione con l’interpretazione di Levante per dar vita ad una canzone riconosciuta come la perla preziosa del disco.I giovani registi Paolo Bertino e Gabriele Ottino hanno liberamente interpretato il testo di Celona, immaginando un personaggio intento a ricreare con disegni e proiezioni una quotidianità ormai perduta, fatta di complicità e sorrisi. Forse un tentativo per rivivere le stesse sensazioni, forse un ultimo e bizzarro saluto a un passato che non può tornare.
“Amo nascondermi, fuggire dall’autobiografia. Con Atlantide è stato semplicemente impossibile. Cantare e registrare questo brano non da solo, con una persona a me cara, mi ha aiutato a prenderne le distanze, a renderlo un racconto, una storia come tante e non uno spaccato di vita.
Lo stesso è stato per il video. Che narra un’altra storia ancora, lontana dal mio modo d’essere. Una storia fatta di realtà e fantasia che si intrecciano, autoterapia in bilico tra mancanza di rassegnazione e lucida follia.
Forse non c’è un modo non banale di raccontare l’abbandono e l’oblio, di descrivere sensazioni vecchie quanto il mondo, neanche quando il mondo che crolla è il tuo”.
Lo stesso è stato per il video. Che narra un’altra storia ancora, lontana dal mio modo d’essere. Una storia fatta di realtà e fantasia che si intrecciano, autoterapia in bilico tra mancanza di rassegnazione e lucida follia.
Forse non c’è un modo non banale di raccontare l’abbandono e l’oblio, di descrivere sensazioni vecchie quanto il mondo, neanche quando il mondo che crolla è il tuo”.